EMDR

L’EMDR è un metodo psicoterapico strutturato che agevola il trattamento di problemi legati sia a eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti, sia di diverse psicopatologie.

E’ un approccio interattivo e standardizzato, scientificamente comprovato da più di 20 studi randomizzati controllati condotti su pazienti traumatizzati e documentato in centinaia di pubblicazioni che ne riportano l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie.

Numerosi studi neurofisiologici hanno documentato i rapidi effetti post-trattamento EMDR.

Solitamente l’EMDR è usato per elaborare i traumi. La parola “trauma” deriva dal greco e vuol dire “ferita”, il trauma psicologico, dunque, può essere definito come una “ferita dell’anima”, come qualcosa che rompe l’abituale modo di vivere e vedere il mondo e che ha un impatto negativo sulla persona che lo vive.

Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche cui può andare incontro una persona nel corso della vita. Esistono quelli che sono definiti i “piccoli traumi”, cioè quelle esperienze soggettivamente disturbanti e ripetute che sono caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intesa. Esempi di questa categoria di eventi sono le umiliazioni o delle interazioni brusche con delle persone significative durante l’infanzia. Accanto a questi traumi di piccola entità si collocano i Traumi, ovvero tutti quegli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A questa categoria appartengono avvenimenti di grande portata, come ad esempio i disastri naturali, gli abusi, gli incidenti, etc.

L’essere stato vittima di un evento traumatico porta a conseguenze che possono essere riscontrabili non solo a livello emotivo, ma lasciano il segno anche nel corpo di chi è sopravvissuto a uno di questi eventi. Le ricerche hanno provato, infatti, che le persone che hanno vissuto traumi importanti nel corso della vita portano i segni anche a livello cerebrale, mostrando, ad esempio, un volume ridotto sia dell’ippocampo sia dell’amigdala. Queste scoperte, avvenute negli ultimi anni grazie all’utilizzo di strumenti d’indagine sempre più sofisticati, rinforzano le teorie sulla stretta connessione mente-corpo, dimostrando che intervenire direttamente sull’elaborazione di questi eventi traumatici ha un effetto anche sulla neurobiologia del nostro cervello.

Subito dopo aver vissuto un evento traumatico andiamo incontro a una serie di reazioni di stress fisiologiche, che nel 70-80% dei casi tendono a risolversi naturalmente nel giro di alcuni mesi senza un intervento specialistico. Questo avviene grazie ad un innato meccanismo di elaborazione delle informazioni che è presente nel cervello di ognuno di noi e che è in grado di integrare le informazioni riguardanti quell’evento all’interno delle reti di memoria del nostro cervello, rendendolo “digerito”, cioè ricollocato in modo costruttivo e adattivo all’interno della nostra capacità di narrare l’accaduto.

Ma cosa succede quando questo non accade?

Avviene che il dolore per l’evento traumatico si protrae anche a distanza di molto tempo dall’evento stesso. Un trauma non “digerito” porta la persona a provare le stesse sensazioni angosciose che aveva sentito nel momento del trauma e non riesce per questo motivo a condurre una vita soddisfacente dal punto di vista lavorativo e relazionale. In questi casi il passato è presente.

Quando le persone continuano a “rivivere” continuamente l’evento traumatico, continuando a provare tutte le emozioni, sensazioni e pensieri negativi esperiti in quel momento si parla di Disturbo da Stress Post-Traumatico. E’ proprio quando ci si rende conto che le reazioni sono di questo tipo e che la sofferenza è rilevante che è necessario chiedere aiuto a uno specialista che ci possa aiutare a elaborare il trauma in un ambiente sicuro per poter tornare ad essere sereni e alla vita quotidiana.