Le principali cause della disfunzione erettile

Psicologo disfunzione erettile trieste

La disfunzione erettile (comunemente chiamata impotenza), non associata a una patologia organica, è collegabile a qualche conflitto sessuale. L’impotenza psicogena può essere legata a una perdita generale di libido e difficoltà eiaculatoria, ma la disfunzione essenziale del disturbo è solo l’impedimento al riflesso erettivo. Specificatamente, il meccanismo vascolare riflesso non riesce a pompare nei corpi cavernosi del pene abbastanza sangue da renderlo rigido ed eretto. Per quanto possa sentirsi eccitato in una situazione erotica e per quanto desiderio possa provare a fare l’amore, l’uomo impotente non riesce a ottenere un’erezione del pene.

L’impotenza è suddivisa in primaria e secondaria secondo la gravità della sindrome. L’impotenza primaria è una forma grave e riguarda gli uomini che non hanno mai avuto un buon funzionamento sessuale. Questa sindrome si stima che riguardi solo l’8-10 della popolazione.

L’impotenza secondaria, invece, è uno dei disturbi sessuali più comuni, si reputa, infatti, che approssimativamente la metà della popolazione maschile ha sperimentato occasionali episodi d’impotenza.

Le difficoltà erettive possono verificarsi in uomini di tutte le età: in adolescenti che stanno appena incominciando a esplorare il mondo della sessualità, in uomini che si trovano al culmine del loro vigore sessuale, e ultrasettantenni che possono temere che l’età li abbia derubati per sempre della loro virilità.

La funzione erettiva viene modificata nel momento in cui l’uomo prova l’ansia. Poiché l’aspetto preciso della situazione sessuale che provoca ansia differisce da paziente a paziente, esiste tutta una casistica dell’impotenza. Ci sono uomini che non riescono a ottenere un’erezione durante i preliminari erotici. Altri raggiungono facilmente l’erezione, ma la perdono e il loro pene ritorna allo stato flaccido quando viene raggiunto un punto specifico nel ciclo della reazione sessuale, per esempio nel momento che precede immediatamente l’introduzione, o durante il coito. Altri uomini sono impotenti durante il rapporto sessuale, ma possono mantenere l’erezione durante la manipolazione manuale o orale. Le casistiche possono essere delle più varie e non di rado un uomo è impotente con la donna che adora o con qualunque altra donna avvenente, ma riesce a funzionare bene con la moglie che trova sciatta e noiosa.

Non c’è probabilmente nessun’altra condizione medica che sia potenzialmente tanto frustrante, umiliante e distruttiva per un uomo quanto l’impotenza. In quasi tutte le culture e in quasi tutti i gruppi socioeconomici l’autostima di un maschio si fonda in maniera preponderante sulla sua erezione. Di conseguenza, una depressione secondaria segue comunemente a degli episodi d’impotenza. E’ peraltro vero che la depressione potrebbe essere una causa dell’impotenza, nel qual caso la depressione deve essere superata prima che l’impotenza possa rispondere al trattamento.

Un’analoga relazione esiste tra difficoltà erettive e discordia coniugale. Ovviamente l’impotenza può avere un effetto molto distruttivo su un matrimonio, ma può anche essere causata da una relazione che era in sé negativa. Ci sono donne che “castrano” i loro mariti con un comportamento distruttivo nella situazione sessuale a espressione della loro ostilità. Altre, che sono profondamente innamorate e capaci di esprimere liberamente il loro amore, possono sentirsi respinte e minacciate dall’impotenza del marito. Speso queste donne cercano rassicurazione esigendo che il marito sia disponibile e attivo sessualmente: il che crea una situazione sessuale di pressione che serve soltanto a esacerbare il problema.

In questi casi coinvolgere la partner del paziente in terapia migliora materialmente l’esito del trattamento di questo disturbo. Interazioni distruttive all’interno di una coppia possono evidentemente creare il quadro classico della donna “castrante” e della sua vittima: l’uomo impotente. Tuttavia, la donna non è sempre “l’anima nera” della situazione. Quando si venga incontro hai suoi bisogni psicosessuali, e quando le sia dia la certezza di essere desiderabile come donna, anche la donna più castrante potrà trasformarsi in una generosa Afrodite.

Inoltre, certi uomini che preferiscono un comportamento sessuale variato (comportamento che solitamente è descritto come deviato) lo fanno perché sono impotenti in situazioni eterosessuali “normali”. Questi uomini possono ottenere per esempio un’erezione soltanto osservando ragazze che si spogliano, o esponendo il pene, oppure vestendo indumenti femminili.

Le principali cause dell’impotenza sono o fisiche o psicologiche.

Le cause fisiche riguardano i meccanismi ormonali, vascolari e neurali che mediano l’erezione e che sono vulnerabili ha svariati agenti fisici. Ogni persona impotente dovrebbe sottoporsi a un esame medico e neurologico prima di incominciare il trattamento psicologico. L’impotenza può essere dovuta a una varietà di fattori fisici come: lo stress e affaticamento, incipiente diabete non diagnosticato, basso livello androgeno, malattie non specifiche debilitanti, problemi epatici, uso e abuso di narcotici, alcool, farmaci estrogeni e parasimpatici.

Le cause psicologiche invece possono essere di derivazione ansiosa o difficoltà intrapsichiche inconsce.

L’ansia dell’insuccesso, spesso probabilmente associata alla paura di essere abbandonato dalla partner, è considerata da molti psicoterapeuti come un potente fattore castrante. Anche quando la paura dell’insuccesso non è la causa primaria dell’impotenza di un uomo, essa può verificarsi in reazione a un episodio di disfunzione erettiva. Pertanto, la paura dell’insuccesso si riscontra comunemente nei pazienti impotenti e la restaurazione della fiducia sessuale diventa un obiettivo veramente importante nel nuovo metodo di trattamento dell’impotenza. I conflitti intrapsichici inconsci hanno le loro radici in problemi edipici irrisolti, e le parallele sensazioni di paura e di colpa nei riguardi del sesso. Secondo l’ipotesi edipica, la causa preminente dell’impotenza è un’ansia inconscia di castrazione. I fautori di questa teoria ritengono che tra il terzo e il quinto anno di vita il bambino voglia possedere la madre e uccidere il padre, che rappresenta l’odiato rivale. Sovraimposta a questi sentimenti, però, c’è la paura più forte che le sue pulsioni incestuose siano scoperte dal padre, il quale punirà il figlio con estrema severità, cioè lo castrerà. Pertanto, nell’interesse dell’autoconservazione, queste pulsioni sessuali infantili vengono rimosse e conservate nell’inconscio.

 

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Dott. Giandomenico Bagatin Psicologo Psicoterapeuta Trieste
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